La Teoria della Scarpa a Rovescio

Più si cresce e più si tende ad amalgamarsi alle regole che tipicamente condizionano il nostro ambienteil nostrostile di vita. Si tratta di un processo che ci accompagna in modo silente, non accorgendoci nemmeno del fatto che esso sia in atto e di come limiti, in modo crescente, la capacità di guardare oltre gli schemi, così come quella di trovare modi ed atteggiamenti che riescano ancora a stupirci in risposta alla condizione di appiattimento generale.

Una metafora che “calza a pennello” è quella dei bambini che provano a camminare con le scarpe dei genitori: incoscientemente, e divertendosi, provano a indossarle in tutti i modi possibili, fin anche mettendola a rovesciorispetto al piede e provare a fare qualche passo.

scarpa rovescio

Ecco la magia! I bambini sperimentano per apprendere, senza nessuno che debba dirglielo o insegnarglielo… è così e basta.

Eppure, più si diventa grandi, meno possiamo mettere la “Scarpa a Rovescio”, non fosse altro che “fisicamente” non riusciamo a farlo: anche se prendessimo una scarpa della taglia doppia rispetto alla nostra, la cosa è probabilmente impossibile.

Riportando la metafora al nostro contesto, ciò significa che più ci amalgamiamoal contesto operativo a cui apparteniamo, più ne diventiamo contaminati, e più diventa difficile provare a guardare fuori dagli schemi.

Assimiliamo un modo di fare che ci porta in una comfort zone, trasformandoci in “pigroni” che provano a galleggiare sulle attività giornaliere, riducendo, se non perdendo del tutto, lo spirito disperimentazione della Scarpa a Rovescio.

Più cadiamo in questo limbo, meno siamo soddisfatti di quanto facciamo e, cosa che spesso sfugge alle organizzazioni, meno facciamo l’interesse per il contesto in cui operiamo: un manager che non sbaglia mai, non prova ad innovare, trovare nuove strade, non si ferma a riflettere, è, con molta probabilità, un cattivo manager che non sta guardando al futuro dell’organizzazione essendo “soffocato” dal quotidiano. Stesso discorso per tecnici, operativi, e tutte gli altri ruoli aziendali che possono venirci in mente.

Ma come reagiamo a questa condizione? Dobbiamo tornare un po’ bambini, andando a riscoprire la soddisfazione intrinseca nello sperimentare, nel porsi fuori dalla propria area di sicurezza, in modo da reinventarsi e reinventare la propria professione e professionalità.

Dobbiamo continuamente rincorrere l’effetto “WOW!”, rilassandoci ed imparando a guardare le questioni da una moltitudine di angolazioni, cercando lo spazio che gli altri ignorano e che ci permetterà di fare la differenza.

effetto wow 

Certo, per fare questo, è necessario che la nostra azienda abbia una cultura orientata alla sperimentazione ed all’apprendimento (la terza via di DevOps e uno dei pilastri di Lean), creando una safety-netin cui muoverci con la certezza che qualsiasi sarà il risultato della nostra azione, avremo comunque raggiunto un risultato apprezzato in quanto tale.

Chiudiamo con una frase resa famosa da Steve Jobs che sembra fatta a pennello: Stay Hungry, Stay Foolish!

Stay tuned J

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