Agile Montessori, la ricerca della Concretezza al tempo giusto

Sin da piccoli siamo portati ad “assaporare” l’ambiente che ci circonda, imparando progressivamente a sfruttare i nostri sensi a partire dal tatto che, secondo le conoscenze attuali, è il primo senso a svilupparsi già nel grembo materno.

Questo percorso connota una necessità ben precisa del bambino: dare concretezza al “suo mondo”, a quanto lo circonda, aiutandolo ad entrare nella sfera dell’adulto. In tal modo comincia a prende corpo la connotazione unica del proprio “Io”, così come evidenziato dagli studi di neuroscienza grazie ai lavori dei suoi massimi esperti come Alberto Oliverio (rif. “Il cervello che impara”):

La struttura del cervello non dipende solo dalla generica, ma anche dalle esperienze che creano nuove connessioni.

il cervello che impara

In pratica, nasciamo con un nostro bagaglio genetico specifico che verrà plasmato grazie a quanto scopriamo a partire dai primissimi mesi di vita: ogni esperienza struttura uno o più percorsi neurali e quindi forgia molto del nostro futuro “io”.

Passando al dualismo che stiamo provando a strutturare con il mondo Agile, un percorso simile è quello che si verifica quando in una organizzazione si comincia operativamente a pensare, e a riflettere, ad un cambiamento organizzativo che impone una svolta Culturale.
Le opzioni iniziali sono tante, così come gli intrecci e le possibili declinazioni che si possono ottenere: l’importante è cercare di dare fin da subito concretezza a quanto si sta approcciando per la prima volta, andando a ricamare il cambiamento sul contesto esistente, ligi nello scardinare quanto necessario, ma senza avere un approccio dogmatico puramente teorico.

Ecco, quindi, che si predilige l’utilizzo di workshop piuttosto che di lezioni frontali sin dai primi momenti: l’idea è quella di far toccare subito con mano quanto si sta descrivendo, con pillole di approfondimento dei principi/concetti, ma coinvolgendo subito i diretti destinatari. In tal modo si comincia ad incentivare la riflessione e la comparazione con la realtà esistente, spingendo a discutere dei dubbi e a fornire feedback che consentono al coach, ma non solo, di essere già incisivo in modo concreto, senza perdersi in concetti troppo astratti.

Si concretizza così la certezza di stimolare la Mente Assorbente, ovvero la capacità [di un bambino] di imparare in modo inconsciosperimentandosbagliando riprovando. Vero, il bambino ha questa straordinaria capacità perché sta modellando le proprie sinapsi, ma anche negli adulti è riscontrabile l’attitudine a sfruttare l’esperienza, e soprattutto gli errori, per diminuire i gradi di libertà e arrivare progressivamente alla scelta giusta di contesto (choice your WoW!, your Way of Working!)

La nostra mente “assorbe” e filtra le informazioni che ci bombardano quotidianamente, ma fissa in modo deciso ciò di cui siamo protagonisti, consentendoci di tracciare nuove direzioni in funzione dei cambiamenti che ci investono e che investono la nostra organizzazione.

Ogni forzatura, ogni tentativo di imprimere una scelta che non sia posta al momento giusto è un’occasione persa, un mattone che va ad alzare il muro metaforico della resistenza al cambiamento, invece di trasformarsi in un volano per un ulteriore miglioramento complessivo.

E’, ad esempio, il caso dell’introduzione troppo anticipata di tematiche come Quality & Testing Strategy Risk Management in un percorso di trasformazione agile che muove i primi passi e che ha un focus molto forte, se non esclusivo, sul Team Building: spingere i membri di un team, che stanno imparando a sentirsi parte di un unico obiettivo a uscire ulteriormente dalla propria confort zone, avrà con molta probabilità un effetto dirompente, vanificando i primi risultati ottenuti.

Ecco, il tempo giusto per le cose giuste, senza forzature e senza imposizioni che tendono ad anticipare i “periodi sensitivi” di cui parleremo nel prossimo post.

Stay tuned J

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